ATTI OSCENI IN LUOGO PRIVATO di Marco Missiroli

Autore: Marco Missiroli

Editore: Feltrinelli

Collana: Universale economica

Anno edizione: 2016

Formato: Tascabile

In commercio dal: 14 aprile 2016

Pagine: 256 p., Brossura

EAN: 9788807887673

Dopo aver letto “Fedeltà” di Missiroli [http://labibliatra.altervista.org/fedelta-di-marco-missiroli/ ]  mi ero ripromessa di leggere altri romanzi di questo autore. Un amico mi aveva consigliato “Atti osceni in luogo pubblico”, opera controversa che, all’epoca della sua pubblicazione fu considerata da taluni un capolavoro, da altri un libro di scarso valore. E proprio quell’amico, in occasione del compleanno, mi ha regalato questo romanzo, regalo pensato e quindi ancor più gradito, oltre che essere stata una lettura estremamente interessante e piacevole.

“Avevo dodici anni e un mese, mamma riempiva i piatti di cappelletti e raccontava di come l’utero sia il principio della modernità. Versò il brodo di gallina e disse – Impariamo dalla Francia con le sue ondate di suffragette che hanno liberalizzato le coscienze.

-E i pompini.

La crepa fu questa. Mio padre che soffiava sul cucchiaio mentre sentenziava: e i pompini.

Mamma lo fissò. Non ti azzardare più davanti al bambino, le sfuggì il sorriso triste. Lui continuò a raffreddare i cappelletti e aggiunse – Sono una delle meraviglie del cosmo.”

Questo l’incipit del romanzo, è così che conosciamo il protagonista, Libero Marsell, dodicenne italiano appena trapiantato a Parigi.

Seguiamo, attraverso il romanzo, la crescita di Libero dalla prima adolescenza sino all’età adulta. Il libro, infatti, è suddiviso in cinque parti: infanzia, giovinezza, maturità, adultità e nascita.

Perdiamo sempre qualcosa, crescendo: un padre, un amore, Il candore. Quella di Libero è la storia di una formazione di un giovane che dà al suo nome la dignità di un destino.

Il protagonista racconta la sua crescita attraverso le tappe sessuali, le letture, i film e la musica fondamentali per il raggiungimento della propria maturità.

Importanti nella crescita sono sicuramente i genitori, monsieur Marsell, figura ingombrante, ma padre amato alla follia e madame Marsell, donna dei tarocchi e del karma, volitiva e dalla forza estrema.

“Gli assomigliavo nella costituzione fisica e in quella particolare attrazione per le grandi speranze. Papà amava Dickens, lo scrittore dei sogni realizzati, erano suoi gli unici libri che proteggeva sotto il letto. Cura per l’insonnia, siero delle illusioni. Da lui avevo ereditato le spalle strette e la fiducia nelle imprese degli uomini.”

Altra presenza costante è la dolce Marie, amore platonico adolescenziale del ‘grand Liberò’, così come lo chiama lei, oggetto del suo più intenso autoerotismo, amica del cuore che si prenderà cura della sua formazione letteraria, consigliandone le letture. Libero dice di lei:

“Il risultato erano le pareti di libri che Marie erigeva nel suo salotto. Non ricordo chi abbia detto la frase straziante: ‘Più volumi troverai in casa di una persona  e maggiore sarà il suo grado di infelicità’.”

Nonostante quest’idea, però, Libero continua a leggere passando da “Lo straniero” di Camus a “Il deserto dei Tartari” di Buzzati o a “L’amante” di Duras, Hemingway, Vargas e così via in un crescendo spasmodico e vorace del piacere della lettura che darà un senso al suo nome e alla sua vita.

“I libri spostavano la mia gravità, e attuavano una legge: avevano iniziato a mettermi al mondo.”

Ed è così fortunato da avere la possibilità di conoscere Sartre a Parigi

“Nessuno doveva venire. Era l’assenza. E quegli uomini e quelle donne erano orfani. Aspettammo un tempo che sembrò corto e invece decretò il tramonto su place Saint-Germain-des-Prés. Un nugolo di anime compresse e disorientate su cui calava l’imbrunire di Parigi e di un’epoca.”

e Alda Merini a Milano

“E c’era questa signora avvolta in una nuvola di fumo che in quelle ore scrisse su un quaderno e ci guardò sorniona. Sul tardi la vidi alzarsi e andarsene verso la porta. Auguri, balbettai accompagnandola fuori. Lei restò muta, il suo augurio era nel fazzoletto che trovai sul tavolo su cui aveva annotato in stampatello: ci sono notti che non accadono mai.”

Per la musica, invece, è soprattutto il padrone della trattoria di Milano che gli fa da Mentore, Giorgio, altra pietra miliare della crescita di Libero

“Erano i giorni di volo e di cadute. Giorgio riconosceva i mei maremoti e metteva i dischi della risalita, Rino Gaetano e gli Stones, o quelli dell’equilibrio, Fossati e Dalla. Guccini per spronarmi. Frank Zappa come ricostituente generale. Una sera di animo funesto mi afferrò per la manica e mi chiese se Lunette fosse bella.

-Meravigliosa.

Giorgio ci pensò su. – L’avventura, Libero. Quella è meravigliosa.”

E poi ci sono le donne di Libero, quelle che lo hanno portato ad una crescita sessuale e sentimentale.

La figura travolgente e passionale della pantera nera, Lunette, sorella del migliore amico Antoine, tanto sognata e bramata quanto poi persa perché tutti gli amori prima o poi finiscono. Con lei scopre l’amore e il sesso.

“Toglievamo energia alle parole per darle ai sensi, le bastava guardarmi e mi bastava guardarla, così sviluppammo la nostra telepatia sentimentale. La nominavo a mente senza sentirla tutto il giorno, lei diceva di fare lo stesso.”

Dopo di lei tante altre donne, non tutte importanti, ma fondamentali nel percorso di vita.

“Non avevo la sua arte poetica, non avevo arti tranne l’alfabeto del sentimento: elemosinavo legami camuffati da seduzioni, collezionavo carne per avere cuori. Nell’abbuffata vedevo l’anticamera dell’incontro salvifico. Contemplazione whitmaniana.”

Sino a giungere ad Anna, la compagna di vita, “l’incontro che vale il tradimento di un’amicizia”, a ricordarci che tutti noi possiamo trovare l’anima gemella, basta solo essere capaci di lasciarsi andare e vivere il sentimento con naturalezza, senza stabilire alcun limite.

“Ho sposato Anna per amore, e per come scopa. Oltre l’eros, oltre la sua insuperabile attitudine a farmi sentire vivo, le ho chiesto la mano un giorno di settembre per avermi restituito il nome.”

Donna di passaggio, ma fondamentale, a mio parere, nella vita di Libero è Frida.

“Con la stessa cadenza io e Frida scopammo. Fu un appuntamento che lei pretese più di me, alla stregua dei suoi ordini lavorativi. In pausa pranzo, la domenica mattina, a tarda notte. Non perse mai le sue labbra fredde, cercava abbracci, per averli recitava un eros che le apparteneva. Fingeva spontaneità e si imbalsamava in fisicità scomposte.”

[…]

“Era una donna intricata con un senso di dedizione. Si adattò come poteva alle mie esigenze erotiche: capì l’importanza del sesso orale, e le posizioni che mi ricordavano Lunette. Le evitò e ne scelse altre che mi intenerirono per la sua goffaggine. Cercammo di ripararci a tentoni.”

Il loro è il classico esempio di due persone sole che, per un breve periodo della loro vita, coscientemente, mitigano la tristezza delle loro solitudini in un rapporto che dà temporaneo appagamento.

“L’avevo sentito: il logorio dei corpi, la stanchezza dell’incontro. E l’aveva sentito anche lei. La percezione che cambia l’eros, eravamo amanti scaduti, all’inizio della noia. Eros svuotato come le altre tacche. Il segno ultimo.

La abbracciai. Frida mi accarezzò, e mentre stringevo la sua carne stanca, mentre le afferravo i fianchi e mi preparavo a venire, io la ringraziai. Ci eravamo ribattezzati il corpo, e un pezzetto di spirito. E quella era la nostra uscita gioiosa.

[…]

“Indicò il manifesto di Hopper, la donna investita dalla mattina. – Mi hai fatto sentire così -, e aggiunse, – Mi hai fatto bene.

La guardai, – Anche tu mi hai fatto bene.

Ci tenemmo lì, e fu una vicinanza da alloggio segreto, l’abbracciai prima di lasciare l’archivio.”

Un romanzo di formazione, maschile e talvolta maschilista, tanto che in alcuni casi la fame erotica di Libero e il suo comportamento nei confronti di alcune donne mi hanno un po’infastidita, ma ne sono rimasta estremamente colpita per la ricchezza culturale che contiene, per le citazioni di numerosi altri titoli di grande spessore, per lo stile elegante e romantico con cui è scritto, per la crescita del protagonista attraverso le donne della sua vita. Notevoli anche le descrizioni di Parigi e Milano, le due città che fanno da sfondo alla vita di Libero.

Una storia intensa e complessa, ma allo stesso tempo genuina e forse un po’ banale nel finale, un racconto puro e schietto, scorrevole, ma nello stesso tempo mai ordinario; uno di quei libri che, grazie alle citazioni, contagiano con la voglia di leggere altri libri, consigliato a chi, nella letteratura, cerca risposte…

“Era un giorno mite, ci sedemmo sui gradini e ricordo che presi un caffè d’orzo. Anna un cappuccino.

Eravamo insieme, tutto il resto l’ho dimenticato.”

Citazioni tratte dal romanzo, pubblicate sui miei profili Facebook e Instagram 

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